Vetri da laboratorio e farmacia
La produzione vetraria di Altare, piccolo borgo nell’entroterra savonese, si caratterizza per essere da sempre legata alla vita di ogni giorno e soddisfare con il vetro le esigenze del quotidiano. Oltre quindi a bottiglie, bicchieri, vasi, contenitori per i dolci e per l’olio, anche di dimensioni davvero straordinarie, nonché ai famosi acchiappamosche, acchiappapesci, al gancio per appendere le carni, ai beverini per gli uccelli... Altare ha prodotto oggetti per la farmacia e strumenti da laboratorio. Un settore che vedeva coinvolti i maestri vetrai più esperti, in grado di realizzare oggetti affascinanti nella forma, ma soprattutto funzionali e declinati, in molti casi, in dimensioni e capacità differenti: vera espressione di un design ante litteram, che rende la vetraria altarese un caso straordinario nel panorama della cultura e della tradizione artigiana e protoindustriale italiana. Se Altare è sinonimo di vetro da oltre mille anni con moltissime fornaci dislocate sul suo territorio, è la S.A.V. (Società Cooperativa Artistico Vetraria) – prima cooperativa di lavoratori in Italia, attiva dal 1856 al 1978 – a sviluppare questo settore, i cui articoli erano particolarmente apprezzati per la maestria esecutiva. Un’indagine articolata, condotta da un team di studiosi di differenti ambiti, ha permesso di comprendere la modalità d’uso degli apparecchi conservati dal M.A.V., il Museo del Vetro e dell’Arte Vetraria di Altare, e di approfondire modalità esecutiva e caratteristiche tecniche, risalendo alle fonti documentarie.
Anno: 2018 | Lingua: IT/EN |
Formato: 24 x 24 cm | Prezzo: € 20,00 |
Pagine: 160 riccamente illustrate | Cod: 978-88-6373-613-7 |
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